Mentre l’Ucraina di Zelensky chiede aiuto, Trump evita la condanna dell’attacco a Sumy al G7. La decisione degli Usa di non firmare.
Mentre la guerra in Ucraina prosegue tra bombardamenti e sciami di droni, gli Stati Uniti del presidente Donald Trump compiono un “passo” che alimenta il malcontento ucraino. Il mancato sostegno americano alla dichiarazione congiunta del G7 rappresenta un momento di attrito. Però, coerente con l’ultimo botta e risposta a distanza tra i due leader.

Le condizioni della Russia per un cessate il fuoco
La decisione americana, come riportato da Il Giornale, si colloca in un momento in cui la Russia ribadisce pubblicamente le sue condizioni per fermare il conflitto. Sergei Naryshkin, capo dei servizi segreti esteri della Russia, ha chiarito in un’intervista diffusa dalla Tass che Mosca considera imprescindibili alcune richieste.
Prima tra tutte che l’Ucraina rinunci alla Nato, a seguire “lo status neutrale e denuclearizzato dell’Ucraina, la demilitarizzazione e la denazificazione dello Stato ucraino, e l’abolizione di tutte le leggi discriminatorie approvate dopo il colpo di Stato del 2014“. Ha inoltre sottolineato che qualsiasi intesa dovrà prevedere il riconoscimento “della sovranità e dei confini territoriali della Federazione Russa – ovvero i confini attuali“.
Donald Trump non firma: l’ultimo “sgarbo” a Zelensky
Gli Stati Uniti hanno deciso di non appoggiare una bozza di dichiarazione del G7 che includeva la condanna dell’attacco russo a Sumy, avvenuto domenica scorsa. Secondo fonti diplomatiche citate da Adnkronos, aggiunge Il Giornale, la scelta sarebbe stata dettata dalla volontà di “mantenere aperto uno spazio negoziale” con Mosca.
In occasione di una visita (non pogrammata) del segretario generale della Nato, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha evidenziato ancora una volta la gravità della situazione. “Tutti vedono chiaramente quanto sia urgente il bisogno dell’Ucraina di sistemi di difesa aerea e missili. Ne abbiamo parlato molto oggi“, conclude.